(…) E non è detto che a conquistare la dama fosse per forza uno dei contendenti, perché diverse volte vidi una femmina che dopo essersi allontanata da due maschi impegnati in battaglia si lasciava avvicinare da un perfetto estraneo (che per lei non si era nemmeno scalfito il guscio), e se ne andava felice con lui.
Corfù, 1935.
Il futuro naturalista Gerald Durrell sembra in vacanza con la sua famiglia. In realtà scopriamo presto che si tratta di una non breve ed intensa permanenza, lontano da Bormouth.
Dai dieci ai quindici anni, Gerald trascorre buona parte del tempo all’aria aperta, fra mirti, erica, ulivi, stradine sterrate a bordo costa, con creature e abitudini diverse.
Parliamoci chiaro, lo sanno tutti che questo si chiama studiare.
La madre di Gerald sta uscendo dalla depressione. Rimasta vedova, ha una strana abitudine: cerca disperatamente ogni giorno un luogo diverso dove essere sepolta. Ben presto, Gerald si allontana da chiunque non condivida con lui un certo piglio. Meraviglia e stupore sono le note dominanti di una personalità non molto loquace, non molto paziente e non molto ordinata.
Mentre il fratello Leslie è alle prese con la caccia, alla ricerca di beccacce e cinghiali, col suo fucile, la sorella Margo è un’adolescente ossessionata dalla cura per il corpo e si destreggia fra i primi pretendenti. Il fratello maggiore Larry è un intellettuale ironico, scrittore impertinente che assolda frotte di amici strambi. Le visite giungono da molto lontano. Come arrivano, se ne vanno, ma non senza lasciare qualche traccia, un po’ come gli Unni: pittori, musicisti e poeti.
(…) ma bisognava avere la semplicità più schietta, la limpidezza degli occhi di un bambino. Prenda il più bel verso fondamentale, prenda le filastrocche infantili. Ecco, questa sì che è poesia…la semplicità e la libertà dai clichés e dalle formule antiquate…
Oh beh, ma allora è inutile parlare tanto di avvicinamento semplice alla poesia se poi si continua a scrivere filastrocche che sono schiette e semplici come lo stomaco di un cammello…
Tra le ville in cui soggiorna la famiglia Durrell, quella sotto Govino dava direttamente sulla baia, dove appunto planavano gli idrovolanti che collegavano la rotta fra l’Inghilterra e l’Egitto. Così, ogni giovedì è la giornata dell’idrovolante. Questa è la passione di Theodore, amico di studio e d’avventura. Tralasciamo qualsiasi critica al positivismo colonialista tardo ottocentesco, perché ci sembra ora fuori luogo. Ma come sono cambiati i nostri luoghi dell’abitare, nel frattempo.
Theodore mi accoglieva nel suo studio, una stanza che io approvavo incondizionatamente. Secondo me, era proprio come doveva essere una stanza. Le pareti erano nascoste da alti scaffali pieni di volumi sulla fauna d’acqua dolce, di botanica, d’astronomia, medicina, folklore, e altri analoghi argomenti affascinanti e sensati. Disseminato tra questi c’era il fior fiore dei racconti polizieschi e di fantasmi. Sicchè in quella che io consideravo una biblioteca perfettamente equilibrata, Sherlock Holmes stava spalla a spalla con Darwin e Le Fanu con Fabre. Davanti a una finestra della stanza stava il telescopio di Theodore, col naso al cielo come un cane ululante, e tutti i davanzali erano ingombri di vasetti e bottiglie in cui conservava la fauna d’acqua dolce, che turbinava e si contorceva tra delicate fronde d’erba verde.
Dove piccolo e grande si fondono,
la complessità è soltanto apparente.
Il mare si insinuava nella costa formando una grande baia quasi del tutto chiusa, poco profonda e vivida, e sul terreno piatto lungo i suoi bordi si stendeva l’intricato disegno dei canali che una volta, ai tempi di Venezia, erano state delle saline. Ognuno di quei simmetrici pezzettini di terra incorniciati dai canali era intensamente coltivato e tutto rigoglioso di vegetazione, dalle messi del granturco alle patate, ai fichi, alle vigne. Questi campi, minuscoli riquadri dalle acque scintillanti, si stendevano come una vasta scacchiera multicolore sulla quale si muovevano da un punto all’altro le colorate figure dei contadini. (…)
Imparare il linguaggio simbolico inseguendo l’andamento delle stagioni con straordinaria dovizia, perdersi nei profumi della macchia mediterranea che brulica e la vita pulsa, all’unisono.
La primavera ebbe effetti molto diversi sui membri della famiglia.
Anche nel mondo animale affiorano voci che dialogano, sono gesti di stizza, corteggiamenti più o meno sentiti, valzer e ripicche.
Gerald inizia presto a capire che i tempi e gli spazi degli altri, ovvero della famiglia e quindi anche degli animali, vanno rispettati.
Le singole bestiole una ad una fanno ingresso nella casa dei Durrell. Diventando parte della famiglia, inizialmente le sue scoperte non sono in grado di interagire direttamente con la casa e i suoi abitanti. Così, anche una scatola di fiammiferi può rivelarsi un’insidia, perché vi si nasconde una mamma scorpione, coi suoi piccoli sul dorso.
Poi stana un gufo in un nido sotto terra: lo alleva e questi lo segue dovunque. Acchiappa dei serpenti sul fondale marino, ma poi li salva dalla calura estiva mettendoli nella vasca da bagno. Riesce persino a chiudere il becco ad un albatro.
Alcuni habitat sono molto più delicati di altri. Soprattutto i fiumi, le coste sabbiose, il mare e con esso le specie migratorie.
Qui le lunghe e serpeggianti catene dei relitti segnavano il lento ritirarsi del mare, affascinanti catene piene di alghe colorate, aguglie morte, sugheri di reti da pesca che sembravano buoni da mangiare – come pezzi di panfrutto pieni di uvetta – frammenti di vetro così smerigliati e cesellati dalla marea e dalla sabbia che parevano gioielli luccicanti, conchiglie puntute come porcospini, altre lisce, ovali, d’un rosa delicato, come le unghie di una dea annegata. Questo era il regno degli uccelli marini: beccaccini, beccapesci, piovanelli e sterne sparpagliati in piccoli gruppi saltellanti sulla riva del mare, dove le onde lunghe correvano verso la terra e si frangevano in lunghi collari intorno alle dune di sabbia.

Durante l’inverno i venti improvvisi travolgono gli alberi.
Il ragazzo descrive la trasformazione che subisce la baia su cui si affaccia la loro casa. Così, se i fiumi torrenziali dai monti Albanesi riversano nel mare ogni tipo di rifiuto, fango, reflui, questo rende l’acqua giallognola. D’estate invece l’acqua appare misteriosamente fosforescente in superficie.
Con Theodore, Gerald studia come certe larve a forma di lombrico e testa di formica cerchino o accettino riparo da esperti architetti, come i molluschi sul fondale. Nuove case più o meno accoglienti in bottoni, perline, pezzi di coccio e di vetro.
Nel libro non viene menzionata la parola plastica, eppure…
Dagli uliveti di notte scendono sciami di lucciole ed è un incanto. Nuota tra gli sbuffi e le bolle di un branco di focene, al chiaro di luna.
Gerald ci racconta anche di questo, inizialmente spaventato, ma poi descrive i comportamenti dei cetacei con molta amicizia. Ha bisogno di adrenalina, pare che stare con gli animali gli permetta di capire se stesso.

L’unica donna di cui si innamora è chiaramente una fata.
Sì sui fiori ho imparato tante, tante cose. Sono proprio come le persone. Mettine molti tutti insieme e subito si danno reciprocamente sui nervi e cominciano ad appassire. Mescola diverse specie e il risultato è qualcosa che ha tutta l’aria di un’atroce differenza di classe. E poi, naturalmente, l’acqua è importantissima. Lo sai che la maggior parte delle persone pensano che sia molto gentile cambiare l’acqua tutti i giorni? Terribile! Se lo fai, poveri fiori, puoi proprio sentirli morire. Io cambio l’acqua una volta alla settimana, ci metto una manciata di terra e loro stanno benissimo.
L’anziana signora è allettata, si racconta perciò dalla sua stanza. I lunghi capelli arancioni, le sue dita affusolate sulle lenzuola. Mi piace immaginare i volti dei fiori protesi verso di lei, perché lei se ne prende cura. La fata ricorda la semplicità e la fragranza di un privilegio: essere vivi, respirare e sorridere, rallegrare chi ci guarda.
Dicono che quando si diventa vecchi, come lo sono io, il corpo si fa più lento. Io non ci credo. No, per me è completamente sbagliato. Io sono convinta che non siamo noi a farci più lenti, ma è la vita a farsi più lenta per noi. (…) Ecco! Una questione di lunghezze d’onda. Io dico che tutto dipende da questo processo di rallentamento. Un’altra cosa di cui da giovani non ci si accorge è che i fiori hanno una personalità. Sono l’uno diverso dall’altro, proprio come le persone.
La natura può e deve essere protetta: in ogni sua sfumatura, la vita interagisce con se stessa.
Il ragazzino è attratto dalla bellezza, dalla bruttezza, dagli alberi che accolgono e nutrono gli animali, dalle persone che si riconoscono nei fiori. Curioso, attento osservatore della natura, Gerald non dimentica l’infanzia.
A conferma della possibilità che ha avuto a sua disposizione, impara divertendosi e quindi insegna divertendo.
Se l’infanzia è segnata dalla biodiversità, l’età adulta sarà destinata alla sopravvivenza delle specie a rischio di estinzione.
Lo sforzo è proseguito anche grazie al Durrell Wildlife Conservation Trust, da lui fondato.
Patron del Trust è la principessa Anne, figlia della Regina Elisabetta II. La sede è su una sparuta isoletta della Manica, ma anche da qui ci si prende cura di uno spazio incommensurabile: la nostra specie è nettamente in minoranza, Gerald l’aveva capito. Forse, però, ha fiutato l’istinto e l’ha tradotto in un bisogno reale, comportandosi da essere umano.
Avevamo scoperto che nei mesi caldi il mare diventava tutto fosforescente. Quando c’era la luna non si notava molto quella fosforescenza – un leggero barlume verdastro intorno alla prua della barca, un breve bagliore quando qualcuno si tuffava in acqua. Scoprimmo che le notti migliori per osservare la fosforescenza erano quelle senza luna.